CONTESTO DELLA PROPOSTA
• Motivi e obiettivi della proposta
La presente iniziativa, annunciata nel settembre 2020, si inserisce nella priorità della Commissione di portare avanti l’Unione dei mercati dei capitali, un progetto fondamentale per promuovere l’integrazione finanziaria ed economica nell’Unione europea.
La mancanza di discipline armonizzate in materia di insolvenza è riconosciuta da tempo come uno dei principali ostacoli alla libera circolazione dei capitali nell’UE e a una maggiore integrazione dei mercati dei capitali dell’UE. Nel 2015 il Parlamento europeo, il Consiglio, la Commissione e la Banca centrale europea (BCE) hanno congiuntamente individuato nel diritto in materia di insolvenza un settore chiave per la realizzazione di una “vera” Unione dei mercati dei capitali. Questa è anche l’opinione concorde di istituzioni internazionali come il Fondo monetario internazionale (FMI) e di numerosi gruppi di riflessione. Nel 2019 l’FMI ha individuato nelle prassi di insolvenza uno dei tre principali ostacoli a una maggiore integrazione dei mercati dei capitali in Europa, unitamente alla trasparenza e alla qualità normativa. La BCE ha più volte sottolineato la necessità di affrontare le principali carenze e divergenze tra i quadri in materia di insolvenza al di là del progetto di direttiva in materia di insolvenza, ristrutturazione e seconda opportunità, in quanto diritti in materia di insolvenza più efficienti e armonizzati (insieme ad altre misure) possono migliorare la certezza per gli investitori, ridurre i costi e agevolare gli investimenti transfrontalieri, rendendo nel contempo il capitale di rischio più attraente e accessibile alle imprese.
Le norme in materia di insolvenza sono frammentate a livello nazionale. Di conseguenza producono risultati diversi da uno Stato membro all’altro e in particolare presentano diversi gradi di efficienza in termini di tempo necessario per liquidare un’impresa e di valore che può essere recuperato. In alcuni Stati membri ciò comporta lunghe procedure di insolvenza e un basso valore medio di recupero nei casi di liquidazione. Le differenze tra le discipline nazionali creano inoltre incertezza giuridica per quanto riguarda i risultati delle procedure di insolvenza e comportano costi di informazione e documentazione più elevati per i creditori transfrontalieri rispetto a quelli che operano solo a livello nazionale.